Lo scambio sul posto fotovoltaico: guida completa

Il fotovoltaico dopo gli incentivi : quali forme di incentivazione
Con la nuova politica del fotovoltaico “oltre gli incentivi”, oltre alla possibilità di usufruire delle detrazioni fiscali sul 50% delle spese sostenute per l’installazione degli impianti domestici (al servizio di casa), il soggetto responsabile dell’impianto (chi firma la convenzione con il Gse, Gestore dei servizi energetici) ha la possibilità di scegliere tra tre ulteriori forme di valorizzazione economica dell’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico. Il titolare dell’impianto fotovoltaico può optare alternativamente tra:

  • il meccanismo dello Scambio sul Posto (SSP)
  • il Ritiro Dedicato (RID)
  • la vendita dell’energia direttamente sul libero mercato elettrico (opzionabile per i grandi impianti che accedono alla borsa elettrica).

Escludendo la terza opzione, che è accessibile dalle grandi centrali elettriche, le scelte più diffuse e più vantaggiose per le utenze che consumano “in proprio” l’energia auto-prodotta, anche se in piccola parte, riguardano lo Scambio sul Posto ed il Ritiro Dedicato (o “vendita indiretta” dell’energia tramite il Gse).

In questa guida, alcune delucidazioni sul meccanismo dello ssp. Vediamo:

  • che cosa è
  • come funziona per l’utente che decide di produrre e consumare energia autonomamente con un impianto fotovoltaico
  • che cosa ci guadagna

Prima di fare questo, però, è necessario un breve cenno sullo schema di connessione dell’impianto fotovoltaico: come deve essere per far funzionare correttamente il meccanismo di scambio?

 

Lo schema di connessione dell’impianto fotovoltaico

Per capire cosa è e come funziona lo scambio sul posto è necessario capire qual è il “percorso” che l’energia può fare  nel caso di un impianto a cessione parziale alla rete elettrica: l’impianto deve permettere prima di tutto l’auto-consumo istantaneo dell’energia prodotta sul momento.

Vediamo di spiegare meglio , in una frase: l’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico deve poter essere prima di tutto autoconsumata istantaneamente. In questo caso quindi l’utente che consuma energia elettrica mentre l’impianto è produttivo consuma innanzitutto direttamente e sul momento l’energia elettrica autoprodotta.

In altri termini, facendo riferimento allo schema qui riportato, la corrente elettrica autoconsumata passerà solamente dal contatore di produzione (M2) e non dal contatore di scambio (M1). Questa non deve quindi essere fatturata dal venditore.

L’autoconsumo istantaneo è dunque, nello scambio sul posto come nel ritiro dedicato, sempre il fattore di maggior risparmio.

Quindi: l’energia prodotta dal fv, se c’è richiesta da parte dell’utenza, viene prima di tutto autoconsumata istantaneamente; solo se nonc’è richiesta istantanea da parte dell’utenza l’energia prodotta viene immessa in rete, facendo “girare” il contatore di immissione (M1).

Dunque, fin qui abbiamo visto: le opzioni possibili oggi (dopo la fine degli incentivi) per valorizzare l’energia elettrica prodotta dal proprio impianto fotovoltaico ed il corretto schema di connessione impianto per sfruttare bene l’autoconsumo istantaneo e l’allaccio alla rete elettrica.

L’utente che produce/consuma energia con il meccanismo dello scambio sul posto ha due possibilità: può attingere energia elettrica direttamente dal proprio impianto di produzione, oppure, nei momenti di non produzione, può prelevare dalla rete di distribuzione elettrica. Tutta e solo l’energia elettrica prelevata dalla rete verrà fatturata in bolletta da parte delle società di vendita (es. Enel, A2A, Hera, ecc..).

In altri termini, l’utente ha due possibilità per il consumo elettrico:

  • o l’autoconsumo istantaneo,
  • oppure il prelievo dalla rete nazionale, pagando il relativo importo nella bolletta elettrica con tutti i costi annessi (quelli relativi ai servizi di distribuzione, dispacciamento, oneri, tasse, accise, ecc…).

Tutta l’elettricità prodotta dal proprio impianto fotovoltaico ha due possibili vie: o l’autoconsumo istantaneo (in “tempo reale”) o l’immissione nella rete di distribuzione elettrica.

E’ in questa dinamica tra immissione e prelievo che “entra in gioco” il meccanismo dello scambio sul posto fotovoltaico.

Cosa è lo Scambio sul Posto?

Il meccanismo dello scambio sul posto è definito nelle normative come

il servizio erogato dal GSE atto a consentire la compensazione tra il valore associabile all’energia elettrica prodotta e immessa in rete e il valore associabile all’energia elettrica prelevata e consumata in un periodo differente da quello in cui avviene la produzione

Spieghiamo meglio questa sintetica, ma “densa”, definizione.
Lo scambio sul posto permette di compensare/rimborsare il valore economico dell’energia prelevata (per esempio di notte) nei limiti del valore economico di tutta l’energia prodotta e immessa in rete. Attenzione, si parla qui di “valore economico” (in euro) e non di “quantità di energia”: ogni quantitativo di energia ha un suo valore economico, ha un suo prezzo di mercato, che varia sia in base alla zona di mercato, che alle fasce orarie di immissione e vendita (F1, F2, F3).
Inoltre: quando si parla di “energia prelevata” dalla rete, si intende l’energia acquistata dalla rete e pagata con le normali bolletteelettriche del proprio operatore.

Semplificando, dunque: il meccanismo dello ssp permette di farsi rimborsare parte della quota pagata nella bolletta elettrica al proprio fornitore, pagata per i prelievi effettuati dalla rete. Il rimborso avviene però “nei limiti dell’ energia immessa”, o meglio: nei limiti del valore economico dell’energia precedentemente immessa in rete. Si tratta di fatto di una compensazione economica tra prelievi e immissionidi elettricità “da” e “per” le rete elettrica.

Cosa succede se, nell’anno solare, le immissioni totali di energia in rete sono maggiori dei prelievi effettuati dalla rete?

In questo caso il valore economico dell’energia immessa è molto probabilmente superiore al valore economico dell’energia prelevata. In tal caso abbiamo un’ eccedenza, ovvero una quantificazione economica dell’energia in eccesso (immessa in rete) maggiore rispetto al valore economico di quella ri-prelevata per i propri consumi. E’ più facile a farsi che a dirsi.
Più avanti vediamo il tutto con un esempio numerico e vediamo come questa eccedenza di

energia data alla rete viene ulteriormente valorizzata dal Gse, ma prima definiamo un altro concetto fondamentale dello scambio sul posto: il “Contributo in conto Scambio”. Cosa è e come viene calcolato dal Gse.

Ricapitolando, abbiamo visto fin qui: il corretto schema di installazione del fotovoltaico (tale da permettere l’autoconsumo immediato senza passare dal contatore di scambio), una sintetica definizione dello scambio sul posto e come questo costituisca la possibilità di compensare tutta l’energia immessa in rete (al momento di produzione senza consumo) con l’energia prelevata dalla rete al momento di consumo senza produzione. Ciò che vengono conteggiate, abbiamo visto, non sono tanto le quantità di energia immessa e prelevata, ma il loro valore economico: il meccanismo dello ssp fotovoltaico è una sorta di rimborso che il titolare dell’impianto fotovoltaico riceve dal Gse nel momento in cui immette in rete l’energia non immediatamente autoconsumata. Questo rimborso è il Contributo in Conto Scambio (Cs).

Cosa è il contributo in conto scambio dello scambio sul posto (Cs)

Il Contributo in Conto Scambio è il rimborso, o “compensazione economica”, di cui sopra.
E’ essenzialmente una formula matematica che restituisce un valore in euro che il Gse dovrà erogare al soggetto responsabile dell’impianto fotovoltaico che abbia immesso la “propria energia” in rete. Tale contributo dovrà essere erogato dal Gse al titolare dell’impianto secondo le seguenti modalità: quattro acconti trimestrali ed un conguaglio annuale sulla base dei dati rilevati tra immissioni e prelievi.

Il contributo in conto scambio (Cs) di fatto costituisce, nel caso di immissioni in rete superiori ai prelievi, una sorta di rimborso per tutta l’energia prelevata e pagata in bolletta nell’anno solare di riferimento. Il rimborso, però, non è totale. Non vengono rimborsate interamente le bollette pagate al proprio fornitore, ma una percentuale che tra il 70-80%, in quanto non tutte le voci di costo elencate in bolletta vengono prese in considerazione ai fini del rimborso. Ad esempio: tasse e imposte pagate in bolletta non vengono rimborsate dal Gse, come non vengono rimborsati alcuni “oneri minori”.

Il contributo prevede, invece, il rimborso delle voci in bolletta relative alla distribuzione, trasporto, dispacciamento, oneri, ecc…

Il contributo in conto scambio (Cs) prevede quindi un rimborso parziale delle bollette elettriche ricevute e pagate a seguito del prelievo di energia dalla rete elettrica.
Come è costituito questo rimborso parziale? Quali dati prende in considerazione? Ai fini dell’individuazione del contributo in conto scambio (Cs) due soli dati sono necessari: la quantità di energia immessa e la quantità di energia prelevata dalla rete. Dati rilevati attraverso il solo contatore bidirezionale, definito anche “contatore di scambio” (nello schema sopra: l’M1).

La formula di calcolo del contributo è la seguente:

Cs = min [ Oe ; Cei ] + CUsf  x  Es

Ovvero: il “contributo in conto scambio” è uguale al valore Minimo (min) tra l’”Onere Energia” (Oe) ed il “Controvalore dell’Energia Immessa in rete” (Cei) + il “Controvalore Unitario relativo ai Servizi” (Cus) dell’”Energia scambiata con la rete” (Es).

Breve legenda:

  • Oe = Onere energia, cioè il prezzo dell’energia elettrica prelevata dalla rete e pagato dall’utente. Il prezzo dell’energia è espresso in euro ed è il prodotto tra i Kwh prelevati ed il prezzo unico nazionale (PUN) (questo è un elemento di novità delle semplificazioni attuate da inizio 2013). Il prezzo unico nazionale è variabile in base ai prezzi di mercato ed è una media nazionale dei prezzi rilevati ogni mese in ogni regione.
    Quindi: Oe = Kwh x PUN.
  • Cei = Controvalore dell’energia immessa, cioè il prezzo, o meglio il valore economico, dell’energia immessa in rete. Questo è il prodotto tra Kwh immessi ed il prezzo zonale dell’energia sul “mercato del giorno prima”. Ogni giorno infatti, in tempo reale, come una vera e propria borsa, i prezzi di acquisto e vendita dell’energia fluttuano in base alle dinamiche del mercato.
    Quindi: Cei = Kwh x prezzo energia sul mercato del giorno prima.
  • CUsf = Corrispettivo Unitario di Scambio Forfettario, cioè un valore espresso in centesimi di euro calcolato forfettariamente dal gse in base a vari parametri. Nel dettaglio questo valore contiene le tariffe di: trasmissione, distribuzione, dispacciamento ed alcuni oneri normalmente addebitati in bolletta (componenti A, UC, UC3 e UC6) vigenti nel mese in corso (non viene rimborsata la componente MCT).
    Quindi: CUsf = c€/kwh
  • Es = Energia Scambiata, cioè i Kwh che ho prima immesso e poi ri-prelevato per i miei consumi. Tecnicamente è pari al minimo tra kwh immessi e kwh prelevati in totale durante l’anno.
  • Quindi: Es = Kwh scambiati con la rete.

In altri termini il Contributo in conto scambio dello scambio sul posto prevede il rimborso del minimo tra: il valore dell’energia prelevata, e già pagata in bolletta(*), e il valore dell’energia complessivamente immessa in rete. A questo valore minimo si aggiunge il rimborso, per la sola energia scambiata, di alcuni servizi pagati in bolletta.

Esempio numerico di calcolo del contributo in conto scambio

Semplificando al massimo, per fare un esempio.

Se:

  • immetto 500 Kwh, per un valore di 50 euro,
  • prelevo 200 Kwh, per un valore di 22 euro (che però in bolletta “costano” il doppio perchè comprensivi di imposte, oneri e servizi)

il contributo in Conto Scambio sarà un rimborso di parte della bolletta pagata per l’energia prelevata.
Il rimborso sarà indicativamente pari ai 22 euro relativi all’energia prelevata (e pagata in parte della bolletta) più il costo dei principali servizi pagati in bolletta relativi ai 200 Kwh prelevati. Dal rimborso sono sicuramente escluse le tasse (accise, iva, addizionali,…) ed altre voci minori.

Vediamo ora un elemento in più: la differenza tra i 500 Kwh immessi ed i 200 Kwh prelevati è un’ eccedenza di energia immessa rispetto a quella prelevata. Il surplus di energia immessa in rete viene valorizzata ulteriormente dal Gse a beneficio dell’utente-produttore.

Vediamo come vengono trattate le eventuali eccedenze di energia immessa in rete.

Le eccedenze di energia immessa rispetto a quella prelevata. Come vengono trattate con lo scambio sul posto?

Ricapitoliamo: fin qui abbiamo visto:

  • il corretto schema di configurazione dell’impianto fv
  • cosa è il “contributo in conto scambio” (Cs)
  • quale è la “formula” che lo determina.
    Abbiamo visto che i dati fondamentali per individuare il valore del contributo sono solo due, rilevabili attraverso il contatore di scambio: la quantità di energia immessa in rete e la quantità di energia prelevata dalla rete.
    Il rimborso riguarderà il valore minore tra a queste due misurazioni di energia ed alcuni costi dei servizi ad esso associati.

La bolletta comprende diverse voci di costo raggruppabili, molto sommariamente, in “quota energia”, “quota servizi” e “imposte”. Il contributo comprende sicuramente la quota energia

(sulla quantità di energia immessa o prelevata) e parte della quota servizi, nello specifico vengono rimborsati i costi di: trasporto, dispacciamento e parte degli oneri generali di sistema (le componenti “A” e “UC”, non la componente tariffaria MCT). Il contributo/rimborso non comprende le imposte (che incidono da sole per circa un terzo della bolletta elettrica).

Un esempio: se viene immessa energia in rete per un valore di X euro e viene prelevata per un valore di Y euro, durante tutto l’anno si pagano le regolari bollette elettriche al proprio fornitore relative a tutta l’energia prelevata. Nella bolletta elettrica sono incluse però non solo le quote relative all’energia prelevata per il valore di Y euro (sola quota “energia”), ma anche: i costi di trasporto, dispacciamento, servizi di rete, .. + oneri generali di sistema (componenti A, UC, MCT) + imposte (Accise, addizionali, iva..).

Contemporaneamente al pagamento delle normali bollette si ricevono durante l’anno dal Gse acconti trimestrali, e poi conguaglio annuale, relativi al rimborso della quota “energia” e di alcune voci relative ai “servizi”. Quindi durante tutto l’anno mi verranno rimborsate, per tutta l’energia non immediatamente autoconsumata e immessa in rete, parte delle quote pagate in bolletta.
Questo avviene come forma di compensazione tra immissioni e prelievi, una sorta di pareggio o compensazione economica.

Cosa succede se poi ci sono delle eccedenze immesse in rete? O meglio: come viene valorizzata tutta l’energia immessa in retein piùrispetto a quella ri-prelevata per il proprio fabbisogno?

In questo caso si parla di “eccedenze” di immissioni rispetto ai prelievi. Il meccanismo dello scambio sul posto prevede la scelta a cura dell’utente tra due possibili opzioni di trattamento dell’eccedenza di energia immessa in rete: la liquidazione monetaria delle eccedenze oppure la messa a credito del suo valore per i conteggi dell’anno successivo.

Quindi: se a fine anno, a seguito del conteggio complessivo tra energia immessa e prelevata, risultano (in euro, non in kwh) immissioni maggiori rispetto ai prelievi, l’energia immessa in più rispetto a quella “compensata” viene valorizzata (ovvero: le viene dato un valore economico in euro). Questo valore, che è di fatto il prezzo di mercato medio dell’energia rilevato nell’anno di riferimento, può esseremonetizzato e liquidato da parte del Gse, oppure può essere messo a credito nel contributo in conto scambio dell’anno successivo.

Ricapitoliamo il tutto.
Producendo energia col proprio impianto fotovoltaico e immettendo in rete quella non immediatamente autoconsumata, si ha a disposizione la possibilità di essere rimborsati per l’energia prelevata dalla rete, e pagata in bolletta, per un quantitativo pari al valore dell’energia immessa.
In altre parole: se io immetto energia per un valore di 100 euro, ho poi la possibilità di avere un rimborso sulle bollette pagate per il prelievo di 100 euro di energia. Attenzione però al fatto che in bolletta vengono pagate anche altre voci di costo non rimborsabili dal “contributo in conto scambio” dello scambio sul posto. Il rimborso della bolletta non sarà quindi del 100%, ma di circa il 70% (per esempio non sono rimborsabili le imposte pagate nelle bollette

elettriche, nè alcune altre voci di costo minori, ad es. la componente MCT degli oneri generali di sistema).

Abbiamo visto quindi che il contributo emesso da Gse serve per compensare le immissioni con i prelievi di energia fino ad un loro “pareggio”. Poi: se nell’anno di riferimento (con i dati di conguaglio) le immissioni di energia risultano superiori ai prelievi , allora si hanno delle eccedenze, ovvero un surplus di energia immessa in più  rispetto al proprio fabbisogno.
Il Gse riserva per queste eccedenze di immissioni due possibili trattamenti: o la liquidazione monetaria delle eccedenze, o la messa a credito del loro valore per il contributo (rimborso) dell’anno successivo. Ogni anno l’utente dello scambio ha la possibilità di scegliere per la liquidazione monetaria o per la messa a credito.

Come viene valorizzata l’energia immessa e prelevata

Il valore riconosciuto a tutta l’energia immessa in rete (come per tutta l’energia prelevata) è un valore economico definito in relazione alprezzo zonale orario per i clienti in regime di maggior tutela (prezzi definiti dall’Aeeg, Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas), o ai prezzi di mercato per i clienti sul libero mercato. I criteri di valorizzazione dell’energia (immessa o prelevata che sia) sono due: uno è quello temporale, l’altro è quello territoriale.
L’aeeg definisce infatti tre fasce orarie di immissione/prelievo, riscontrabili anche nelle normali bollette elettriche. In ciscuna di queste fasce l’energia avrà un valore, un prezzo, differente: le Fascie orarie sono:

  • F1 : dal lunedì al venerdì dalle 8.00 alle 18.00
  • F2: dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 8 e dalle 19 alle 23 oppure il sabato dalle 7 alle 23
  • F3: tutte le notti dalle 23 alle 7 oppure le domeniche e festivi tutto il giorno

La fascia F1 è quella in cui l’energia ha un valore maggiore: si pagherà quindi di più se si preleva, ma si guadagnerà di più se si immette energia in rete in questa fascia oraria.
La fascia oraria F3 è quella in cui, invece, l’energia ha un prezzo minore: si pagherà quindi di meno se si preleva, ma si guadagnerà di meno si si immette energia in quest’altra fascia oraria.

L’altro criterio è invece quello “territoriale”: l’Aeeg definisce specifiche zone tariffarie di mercato in Italia in cui l’energia ha un valore differenziato. Le zone tariffarie individuate dall’Autorità sono 7:

  • Polo di Brindisi
  • Zona Centro Nord
  • Zona Centro Sud
  • Zona Nord
  • Zona Sardegna
  • Zona Sicilia
  • Zona Sud

In relazione a questi ed altri criteri, dunque, il Gse calcola il valore del contributo in conto scambio (cioè il “rimborso” delle bollette) ed il valore dell’ eccedenza di energia immessa. Per il calcolo il Gse si basa soprattutto sui prezzi medi di mercato rilevati durante l’anno (o l’ultimo trimestre).

Quanto viene valorizzata mediamente l’energia?

Indicativamente, il prezzo lordo medio dell’energia elettrica prelevata dalla rete e pagata in bolletta (compreso dunque di tasse, servizi, oneri, ecc..) è di circa 0,20-0,25 euro/Kwh. Questo è il prezzo lordo che l’utente finale paga in bolletta.

Il prezzo “netto”, cioè il prezzo medio della sola quota di energia, senza servizi, oneri, imposte o altre voci annesse, è quotato sul mercato mediamente a 0,09-0,10 €/kwh, con differenze significative su base territoriale. In Sicilia, ad esempio, il prezzo è mediamente più alto e può superare i 0,125 €/kwh.

Più sotto vediamo meglio, con un esempio pratico, quanto e come si ha del risparmio sull’energia elettrica autoprodotta ed autoconsumata con un piccolo impianto fotovoltaico sul tetto della propria abitazione.

Come funziona lo scambio sul posto

Fin qui abbiamo visto come l’energia prodotta dal proprio impianto fotovoltaico e immessa in rete viene valorizzata economicamente attraverso un prezzo che è orario e zonale. Orario perchè il prezzo dell’energia è diverso nelle tre fascie orarie settimanali (F1, F2, F3): l’energia vale (costa) di più nelle fasce diurne settimanali e vale (costa) di meno nelle fasce serali/notturne infrasettimanali, oppure nei sabati, domeniche e festivi.
Per questo motivo conviene maggiormente autoconsumare di giorno, utilizzando l’energia prodotta dal proprio impianto, ma anche immettere energia di giorno (o nei sabati-domeniche-festivi), perchè in questa fascia l’energia verrà maggiormente remunerata.

Abbiamo visto un’altra regola importante: l’energia prodotta dal proprio impianto deve essere prima di tutto istantaneamenteautoconsumata. L’autoconsumo immediato è sempre il fattore di maggior risparmio, in quanto evita all’utente l’acquisto dal proprio fornitore dell’energia di rete.

Tutta l’energia che non viene immediatamente autoconsumata viene immessa in rete, facendo “girare” il contatore di scambio nelle diverse fasce orarie. Tutta questa energia immessa verrà conteggiata ai fini dello scambio sul posto.

Quando l’impianto fotovoltaico non è in produzione l’utente avrà bisogno di prelevare l’energia dalla rete. Tutta questa energia prelevata verrà fatturata e pagata in bolletta alla propria società di vendita dell’energia (es. Enel, A2a, ecc..), il prelievo fa “girare” il contatore di scambio conteggiando l’energia prelevata nelle diverse fasce orarie (F1, F2, F3) sulla base della quale verrà emessa la bolletta elettrica.

Parlando di quantità di energia, a fine anno l’utente dello scambio potrà avere:

  • X Kwh totali di energia prodotta dal proprio impianto. Su questa quantità riceverà le relative tariffe incentivanti.
  • Y Kwh di energia prodotta e autoconsumata istantaneamente. Su questa quantità l’utente ha il maggior risparmio in quanto consuma l’energia autoprodotta senza doverla acquistare dal proprio fornitore. Si eviterà quindi una serie di spese e costi fissi di servizio.
  • (X-Y) Kwh di energia immessa in rete. Questa quantità di energia immessa verrà conteggiata ai fini del calcolo del contributo in conto scambio dello scambio sul posto
  • Z Kwh di energia prelevata dalla rete, per esempio di notte. Questa quantità verrà regolarmente addebitata in bolletta con tutte le annesse voci di costo, imposte, ecc..
  • I consumi totali annuali dell’utente saranno di (Y+Z) Kwh. Di questi consumi complessivi maggiore sarà la quota di energia autoconsumana istantaneamente, maggiore sarà il suo risparmio.

Il contributo in conto scambio, ipotizzando immissioni per un valore superiore rispetto ai prelievi, sarà un rimborso parziale della quota Z (energia prelevata) pagata in bolletta.

Parlando invece di risparmio (o guadagno) economico, l’utente avrà i seguenti benefici:

  • il risparmio, guadagno indiretto, per tutta l’energia in autoconsumo istantaneo non acquistata dalla rete. Questo è il fattore di maggiore risparmio per l’utente domestico.
  • il rimborso parziale per le bollette pagate al proprio fornitore (quota “energia” e parte della “quota servizi”) per tutta l’energia prelevata e acquistata dalla rete. Questo è il contributo in conto scambio dello scambio sul posto.
  • Poi: nel caso si immette energia per un valore maggiore rispetto a quello del prelievo, c’è un ulteriore riconoscimento economico per le eccedenze di energia immessa. Questo valore di energia “in più” immessa in rete può venir liquidato in euro (in tal caso si configura come “vendita” ai fini fiscali), oppure può essere messo a credito per l’anno successivo.
    La scelta tra queste due opzioni può essere rivista ogni anno.
  • Infine: lo sgravio fiscale permette di detrarre dall’imponibile Irpef in 10 anni il 50% delle spese sostenute per la realizzazione dell’impianto fv. (la detrazione fiscale vale solo per gli impianti domestici posti al servizio dell’abitazione).

Lo scambio sul posto fotovoltaico in numeri

Per concludere questa breve guida, e per esemplificare quanto fin qui visto, vediamo un esempio pratico che mostra, anche al di là del solo meccanismo dello scambio sul posto, l’effettivo risparmio a cui può portare l’installazione di un piccolo impianto fotovoltaico (3 Kw di potenza) sul tetto della propria abitazione. L’esempio qui mostrato ha carattere puramente indicativo, ma dà l’idea del risparmio effettivo che si può ottenere installando un impianto che garantisca una produzione di energia vicina al proprio fabbisogno.

Prendiamo l’esempio di un piccolo impianto di 3 Kwp di potenza installato sul tetto (rivolto a sud) della propria abitazione. L’utente preso a riferimento è l’utente domestico tipo, ovvero connesso in bassa tensione, con le classiche bollette in “regime di maggior tutela”, con il classico contratto di fornitura di 3 Kw (potenza contrattualmente impegnata) e con consumi medi annuali di 3.000 Kwh/anno.

Dividiamo il ragionamento in due “blocchi”: nel primo prendiamo in considerazione le sole quantità di energia in gioco, nel secondo guardiamo all’aspetto economico dei costi, dei risparmi e dei guadagni effettivi del meccanismo dello scambio sul posto.

Calcolo energetico su base annuale con ssp

Energia prodotta in totale dall’impianto fotovoltaico: 3.200 Kwh
Energia autoconsumata istantaneamente: 600 Kwh
Energia immessa in rete: 2.600 Kwh  (cioè: 3.200-600 Kwh)
Energia prelevata dalla rete: 2.400 Kwh
Energia immessa in eccedenza rispetto ai prelievi: 200 Kwh (cioè: 2.600-2.400)
——————————————————————————————
Consumi annuali dell’utente: 3.000 Kwh (cioè: 600+2.400 Kwh)

Calcolo economico su base annuale con ssp

– Ipotizziamo che l’energia prelevata dalla rete ha un costo per l’utente finale di circa 0,20 €/Kwh (compreso di tutto: imposte, accise, servizi, …)
– L’energia immessa in rete ha un valore di circa 0,10 €/Kwh (valore che riguarda la sola “quota energia”, senza tutte le altre voci che paghi in bolletta)
– Il rimborso del contributo in conto scambio ha un valore di circa 0,14 €/Kwh (ovvero il valore dell’energia più il “Controvalore unitario relativo ai servizi”)

Attraverso l’energia autoconsumata istantaneamente l’utente risparmierà:

600 X 0,20 = 120 €  (0,20 è il prezzo medio lordo, comprensivo di tutto, dell’energia pagata in bolletta)

Attraverso le bollette elettriche l’utente paga:
Energia prelevata: 2.400 X 0,20= 480 €

Attraverso lo Scambio sul Posto l’utente riceverà dal Gse:
– Contributo in conto scambio, a titolo di rimborso: 2.400 X 0,14=336 €  (circa, non tassato)
– Valore delle eccedenze di energia in più immessa in rete: 200 X 0,10= 20 € (circa, tassato come reddito “altro”/occasionale)

Queste cifre, abbastanza indicative, rendono l’idea del risparmio, e del guadagno, che l’utente può ottenere installando l’impianto fotovoltaico di 3 Kw con una certa quota di autoconsumo (per una spesa di circa 8 mila euro che, con le detrazioni fiscali del 50%, diventa di 4 mila euro effettiva).

In definitiva ciò che è utile confrontare sono i seguenti dati:

Spese annuali pagate in bolletta dall’utente senza impianto fotovoltaico: 600 €/anno (per consumi di 3.000 Kwh/anno)
Spesa annuali pagate in bolletta dall’utente con impianto fotovoltaico in autoconsumo: 480 € (cioè: 600-120) anzichè 600€.
Rimborso annuale ricevuto per l’energia immessa in rete con lo scambio sul posto: 356 € (cioè: 336+20)

Guadagno annuale con i benefici dello scambio sul posto

Sommando il risparmio proveniente dall’autoconsumo, in questo esempio meno del 20% dell’energia prodotta, con i contributi Gse si ha un risparmio in bolletta di quasi 500 euro l’anno sulla bolletta energetica:

  • Risparmi conseguiti/anno: 120 (da autoconsumo) + 356 (da ssp) = 476 €
  • Spesa energetica/anno: 600 – 120 – 356 = 124 € (anzichè 600 €, con autoconsumo del 20%)

Si tenga presente che l’autoconsumo è sempre e comunque il fattore di maggior risparmio: più aumenta la quota di autoconsumo più aumentano i risparmi, fino a poter ipoteticamente azzerare la bolletta.

In questo esempio abbiamo ipotizzato una produzione, per un impianto di 3 Kw, di 3.200 Kwh/anno, in realtà molti impianti nel nord italia producono almeno 3.500 Kwh il primo anno, con un rendimento decrescente fisiologico dello 0,5 – 1% l’anno.Considerando, infine, le detrazioni fiscali sul 50% delle spese, l’impianto, anzichè costare 8.000 euro, ne costa, a conti fatti, 4.000. I tempi di rientro saranno quindi dimezzati: in questo caso saranno intorno agli 8 anni che, con un’autoconsumo del 30-40% potranno scendere a meno di 7 anni.

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